venerdì 17 settembre 2010

un libro solo per MIOPI (e non)

Un tempo, nella lingua latina, si diceva qualcosa come "visibìlium òmnium et ìnvisibìlium", faceva parte di una preghiera e si riferiva a tutte le cose visibili ed invisibili. 
Le parole hanno una vita molto intensa, anche quando sembra che non facciano nulla, che se ne stiano alla finestra a guardare chi passa, in realtà hanno tutto un lavorio di baco da seta, dentro, intorno e a mezza strada. E così quelle parole latine diventarono un'espressione che suonava "andare in invisibilio".
Dov'è che vai?
Se qualcuno se ne va trotterellando fra le cose invisibili, sono certa che camminerà a bocca aperta per la meraviglia, e forse talvolta, ad occhi chiusi. Cammina e cammina, si è perso anche un pezzetto di parola , che tanto era doppio, come una figurina, ed ecco perché tutti dicono "io vado in visibilio per la cioccolata" o per i libri! 


Riki Blanco, quando aveva ventisei anni, nel 2004, pensòscrisseedisegnò un libro per cui andare in visibilio e forse più che ad un libro somiglia ad un quadro a tele sfogliabili. Ecco, lo appenderei alla parete, vicino ad una soglia, dove passo e ripasso.




Secondo voi, che cosa serve per vedere?
Gli occhi, gli occhiali, il cervello, il telescopio, il microscopio, il cuore, il mondo, il sole, la pila o il lampadario, l'anima, la curiosità, l'attenzione, la vita, il deserto, il vuoto, la neve, la sete, il sogno, il cinema, la magia, la serratura, l'avventura, ...

Riki Blanco mette nel suo libro alcune di queste cose e ci racconta ad esempio di chi "vede i fantasmi... e non vede semafori rossi" (io ci farei subito amicizia!), di "chi vede più in là", e di "chi guarda".  
 



Qui le immagini e le parole sono innamorate fra loro, si intrecciano, somigliano a due mani. Non si può fare a meno delle figure né delle frasi. E quando capita così, si può dire "poesia visiva". 
E su questo l'editore Orecchio acerbo la sa davvero lunga, sicuramente più lunga della coda di un drago! 


Il saggio poeta Anna Maria Ortese ha detto: "credo in tutto ciò che non vedo, e credo poco in quello che vedo. Per fare un esempio: credo che la terra sia abitata, anche adesso, in modo invisibile. Credo negli spiriti dei boschi, delle montagne, dei deserti, forse in piccoli demoni gentili (tutta la natura è molto gentile). Credo anche nei morti che non sono più morti (la morte è del giorno solare). Credo nelle apparizioni. [...] In tutto credo, come i bambini."






Riki Blanco
Un libro solo per MIOPI (e non)
trad. dallo spagnolo Anna Ciammitti
ed. Orecchio Acerbo (http://www.orecchioacerbo.com/editore/)
2004

2 commenti:

  1. mi piace la tua concezione dello sviluppo della lingua italiana! :-D
    di sicuro adesso dovrò leggere qlcsa di Ortese, condivido pienamente la frase che hai citato.

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