domenica 21 novembre 2010

Il silenzioso uovo

Se ti dico "uovo", a cosa pensi?
Forse uovo di pasqua, uovo di gallina, ovetto kinder? Le uova di cioccolota secondo me non sono silenziose, come dice il titolo di questo libro, ma un uovo di gallina lo è, sì sì. E lo sono tutti gli altri tipi di uova, ce ne sono tantissimi e sono tutti diversi.





In copertina sembra fare da protagonista quel bell'uovo giallo e nero di cavaliere d'Italia, un uccello dalle gambe lunghe e rosa (più rosa delle nostre, e non sono mica calzamaglia colorate!), ma in realtà ci sono altre uova, che hanno una forma diversa. In alto a destra, ad esempio, ci sono delle uova che paiono quasi pistilli di giglio: appartengono al Chrysoperla rufilabris, un insetto che gli inglesi chiamano "lacewing" (come a dire che  possiede ali di merletto) e che vorrei tanto incontrare un giorno.  

Dentro al libro ci aspettano le uova di scricciolo mimo (non so  ancora cos'è ma già dal nome mi è simpatico), di tinamo elegante, di rondine di mare oscura, di merlo americano, di urubù, e ancora le uova di pinguino imperatore, di rana leopardo (chissà che salti e che velocità!), di uccello gatto testanera (ma insomma, è un uccello o è un gatto? si decida!), di coccinella, di squalo, di grillo canterino e tantissime altre che suscitano fascino e curiosità.    

Le forme sono diverse, sono diversi i colori e le texture, le consistenze e le dimensioni, le famiglie e le storie. Alcune uova stanno dentro il nido (oh, nido nido nido nidonido ni donidoni doni doni), molte uova hanno chiazze particolari che permettono loro di mimetizzarsi e dunque di proteggersi, alcune uova stanno sotto terra, un po' come i semi.

"L'uovo è un'opera d'arte", ci dice Dianna Aston che dedica questo libro a sua mamma, che l'ha "covata". 
Anche grazie alle illustrazioni in acquarello ed inchiostro di Sylavia Long, in questo libro scienza e poesia abitano insieme, come sempre dovrebbe essere.    

Nella prima doppia pagina vedi tutte insieme le uova di cui si racconta nel libro e nell'ultima quello che ogni uovo è diventato e diventa. C'è anche lo scricciolo mimo!


Dianna Aston
Il silenzioso uovo
trad. e adattamento Giangiacomo Gerevini [nel libro non è indicato!]
ill. Sylvia Long
ed. Mottajunior
Le Meraviglie
2008

martedì 16 novembre 2010

Il viaggio di Liù

Liù ha un fagotto, di quelli che vedevo sempre nei cartoni animati e che mi piacevano tanto. Si incammina verso casa del nonno ma non conosce la strada. Non ha paura del buio e incontra solo amici: così segue il fiume, attraversa la foresta, oltrepassa i campi e le montagne, cammina per ore.

Quando ad un crocicchio non sa quale via prendere, ancora si affida: lancia per aria il bastone che un bambino le ha donato, il bastone che lui usava per scrivere, ed ecco che la giusta strada si svela. 
È questa la mia doppia pagina preferita, io che non so mai da che parte andare ma che in realtà lo so, perché lo sa il mio bastoncino.


Poi c'è un uccello, che vola anche nel titolo originale del libro, in francese: "Liù et l'oiseau" e ci sono le parole, le parole che nella lingua di Liù e di suo nonno - il cinese - si chiamano ideogrammi. Così tutto il libro è tempestato non di diamanti ma di ideogrammi, che sono molto più preziosi e sono i veri protagonisti di questa storia. 




Ma allora questo libro è stato scritto in francese o in cinese? Ci sono tutte e due, ma in cinese solo alcune parole, quelle che l'autrice e illustratrice Catherine Louis preferiva e che ha tinto di rosso per poi lasciarle scrivere in cinese dal calligrafo Feng Xiao Min.
Un giorno davanti a Catherine c'erano i suoi figli in compagnia di una ragazza cinese che non parlava il francese. Fra loro è stata immediata la comunicazione in forma di gioco, nell'associare un disegno (che non ha nazionalità) ad un ideogramma che gli somiglia ma è lingua. 

"Da un carattere cinese la realtà prende forma, libera da qualsiasi costrizione ortografica e grammaticale. Credo sia proprio questo aspetto istantaneo, molto visuale, ad attirare tanto i bambini." C.L.


L'ideogramma assomiglia molto alla poesia, e lo sapevano bene il poeta Ezra Pound e la sua bella barba, poeta pure lei: Liù disegna l'uccello e l'uccello vola via dal foglio.

L'editore di questo libro si chiama Ippocampo, che in lingua greca indica il cavalluccio marino: quanto mi piacciono i cavallucci marini! 
Se lo chiedete a qualcun'altro, vi dirà che l'ippocampo è una parte del cervello, con una funzione ben specifica e con una forma simile ad un cavalluccio marino. 
Io mi immagino il Signor editore Ippocampo con un mare di cavallucci e di libri nella testa. Di certo porta un cappellino bizzarro e rosa per non farli scappar via. 

Questa è la bellissima immagine che ha scelto per il suo sito,
sul quale trovate alcune pagine di Liù e l'uccello.



Attraversando i campi con Liù, io mi domando:
"Calligrafia" in lingua cinese avrà lo stesso significato, la stessa origine di "bella scrittura" che ha in italiano? 
La bellezza non può essere solo una forma, la bellezza è un esercizio spirituale e fisico insieme. 
Posso credere in una bellezza senza storia? una bellezza che non ha preso tempo? una bellezza senza segno? Forse no. 
La lettera, l'ideogramma, il segno dovrebbero contenere il gesto che li ha generati, il movimento, l'incantesimo e per essi raggiungere il vero valore. 
È felice una vita senza esercizio? 

"Io mi esercito continuamente/ mi esercito al niente" 
[Mariangela Gualtieri]

giovedì 4 novembre 2010

Una bimbetta tira la tovaglia


A tutti gli armadi in lettura, a tutti gli armadilli e a tutte le bambine e i bambini: questa poesia questa mattina. 



È da più d'un anno che si è al mondo, 
e a questo mondo non tutto è stato studiato
e messo sotto controllo. 

Ora sono sotto esame le cose
che non possono muoversi da sole. 

Bisogna aiutarle a farlo, 
spostare, spingere, 
prenderle da dpve sono e trasportarle. 

Non tutte lo vogliono, ad esempio l'armadio, 
la credenza, le inflessibili pareti, il tavolo. 

Ma la tovaglia sul tavolo ostinato
- se afferrata bene per gli orli - 
manifesta già la volontà di viaggiare. 

E sulla tovaglia i bicchieri, i piattini, 
la brocchetta con il latte, i cucchiaini, la scodella
addirittura tremano per la voglia. 

È interessante, 
quale movimento sceglieranno
quando ormai vacilleranno sul bordo: 
un viaggio lungo il soffitto?
un volo intorno alla lampada?
un salto sul davanzale e di lì sull'albero?

Il signor Newton non ha ancora nulla a che fare con questo. 

Guardi pure dal cielo e agiti le braccia. 

Questo esperimento deve essere fatto. 
E lo sarà.



Wislawa Szymborska
Opere
trad. Pietro Marchesani
ed. Adelphi
2008
pp. 586-587



E sapete fra i versi quali immagini vedo?
Quelle dell'illustratrice slovena Marlenka Stupica.






source



n.b. se volete leggere una storia da incanto a proposito di Marlenka Stupica e dei suoi libri: È molto più facile disegnare il sole e la luna

martedì 2 novembre 2010

NON APRIRE QUESTO LIBRO!

Un baloon giallo in stile fumetto invade la copertina. Il messaggio è chiaro, esclamativo, stampatello: NON APRIRE QUESTO LIBRO!




Per di più, se cerchi un'entrata posteriore sul retro del libro, ecco cosa trovi: 



ed anche un topastro alquanto minaccioso (a proposito: voglio ringraziare l'illustratore Pascal Lemaitre per il suo modo di disegnare i denti del suddetto topastro alquanto minaccioso).




Noi cosa facciamo? Non è difficile indovinare: 


NOI 
APRIAMO 
QUESTO 
LIBRO! 


E così ecco il maialino, che tutto trafelato ci aveva avvisati, rimproverarci per maleducazione. Pare molto scocciato, sta dietro una transenna con scritto "PERICOLO!" e ha le punte dei piedi l'una verso l'altra. 

Ma visto che ormai siamo entrati, tanto vale fare un giretto fra le pagine. 
Siamo a casa del maialino, anzi questa è la sua officina (che parola bella "officina") e la sua materia prima sono... le parole! 

Ecco che questo inospitale porcellino comincia a starmi simpatico. 

È alle prese con morsa e lima per sistemare una virgola (che  - perdonatemi - una volta dissi presa da professorite acuta: "non è una cacca di uccellino che casca a caso").
Sul suo tavolone di lavoro riconosco altri strumenti familiari: un martello, un compasso, un filo a piombo, una bolla, manca solo il mio preferito - il calibro. 
Tutt'attorno scatoloni colmi di parole opportunamente suddivise: parole pericolose, nomi di animali  (tantissime, che escono fuori), verbi, parole salate, punti interrogativi, vocali e consonanti, uno scatolone riservato all'avverbio "mai", un barattolino per le paroline ed un botticino per le parolacce. 

A guardare bene qui è tutto un cantiere, frotte di parole anche fuori dagli scatoloni e un cartello che dice: "ATTENZIONE PENSIERI IN CORSO". 
Il maialino non vuole intrusi, ha da fare: deve scrivere il suo libro. 
Cerca di liberarsi di noi ma ormai la curiosità è troppa. 

C'è la parola BUCO stesa a terra fra due cavalletti e la sua lettera "O" è un vero e proprio buco nel pavimento! Io sono  tentata di caderci dentro per vedere se arrivo al Paese delle Meraviglie o se mi procuro soltanto un'ammaccatura al sedere.
Ma procedo a girare le pagine, ed anche a disturbare il loro legittimo abitante. 
Adesso per farci uscire dal libro ci vuole sbarrare la strada, e come lo fa? Con la parola "sasso" che è davvero molto pesante come un sasso molto pesante. 

Bene, a questo punto io amo il maialino e non c'è modo di farmi uscire. Perché dove si usano parole che SONO quello che dicono, dove ci sono parole poesia, parole formula magica, lì io voglio abitare.  


Michaela Muntean
Non aprire questo libro!
trad. Pico Floridi
ill. Pascal Lemaitre
ed. Il Castoro
2010