martedì 16 novembre 2010

Il viaggio di Liù

Liù ha un fagotto, di quelli che vedevo sempre nei cartoni animati e che mi piacevano tanto. Si incammina verso casa del nonno ma non conosce la strada. Non ha paura del buio e incontra solo amici: così segue il fiume, attraversa la foresta, oltrepassa i campi e le montagne, cammina per ore.

Quando ad un crocicchio non sa quale via prendere, ancora si affida: lancia per aria il bastone che un bambino le ha donato, il bastone che lui usava per scrivere, ed ecco che la giusta strada si svela. 
È questa la mia doppia pagina preferita, io che non so mai da che parte andare ma che in realtà lo so, perché lo sa il mio bastoncino.


Poi c'è un uccello, che vola anche nel titolo originale del libro, in francese: "Liù et l'oiseau" e ci sono le parole, le parole che nella lingua di Liù e di suo nonno - il cinese - si chiamano ideogrammi. Così tutto il libro è tempestato non di diamanti ma di ideogrammi, che sono molto più preziosi e sono i veri protagonisti di questa storia. 




Ma allora questo libro è stato scritto in francese o in cinese? Ci sono tutte e due, ma in cinese solo alcune parole, quelle che l'autrice e illustratrice Catherine Louis preferiva e che ha tinto di rosso per poi lasciarle scrivere in cinese dal calligrafo Feng Xiao Min.
Un giorno davanti a Catherine c'erano i suoi figli in compagnia di una ragazza cinese che non parlava il francese. Fra loro è stata immediata la comunicazione in forma di gioco, nell'associare un disegno (che non ha nazionalità) ad un ideogramma che gli somiglia ma è lingua. 

"Da un carattere cinese la realtà prende forma, libera da qualsiasi costrizione ortografica e grammaticale. Credo sia proprio questo aspetto istantaneo, molto visuale, ad attirare tanto i bambini." C.L.


L'ideogramma assomiglia molto alla poesia, e lo sapevano bene il poeta Ezra Pound e la sua bella barba, poeta pure lei: Liù disegna l'uccello e l'uccello vola via dal foglio.

L'editore di questo libro si chiama Ippocampo, che in lingua greca indica il cavalluccio marino: quanto mi piacciono i cavallucci marini! 
Se lo chiedete a qualcun'altro, vi dirà che l'ippocampo è una parte del cervello, con una funzione ben specifica e con una forma simile ad un cavalluccio marino. 
Io mi immagino il Signor editore Ippocampo con un mare di cavallucci e di libri nella testa. Di certo porta un cappellino bizzarro e rosa per non farli scappar via. 

Questa è la bellissima immagine che ha scelto per il suo sito,
sul quale trovate alcune pagine di Liù e l'uccello.



Attraversando i campi con Liù, io mi domando:
"Calligrafia" in lingua cinese avrà lo stesso significato, la stessa origine di "bella scrittura" che ha in italiano? 
La bellezza non può essere solo una forma, la bellezza è un esercizio spirituale e fisico insieme. 
Posso credere in una bellezza senza storia? una bellezza che non ha preso tempo? una bellezza senza segno? Forse no. 
La lettera, l'ideogramma, il segno dovrebbero contenere il gesto che li ha generati, il movimento, l'incantesimo e per essi raggiungere il vero valore. 
È felice una vita senza esercizio? 

"Io mi esercito continuamente/ mi esercito al niente" 
[Mariangela Gualtieri]

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